nella mitologia greca, le Arpie sono creature mostruose, con viso di donna e corpo d’uccello, letteralmente “le rapitrici / le ladre di vita”, dal verbo greco ἁρπάζειν harpazein, “rapire”.
L’origine del loro mito deve forse ricondursi a una personificazione della tempesta, portatrice di morte tra i marinai, che non tornavano più a casa. Ma non solo i marinari, Arpie erano anche quelle che portavano via i bambini.
Esiodo parla di due arpie, Aello e Ocipete, di esse dice che avessero una magnifica capigliatura e che fossero potenti nel volo. Altri autori ne citano altre due con precisi significati e caratteristiche: il nome Aello significa “urlo” e anche “burrasca”; Ocipete è colei “che vola veloce”; Celèno vuol dire “oscura”, come il cielo attraversato da nuvoloni temporaleschi; infine Podarge, una quarta arpia che compare in alcune tradizioni, è la “più veloce”.
In età ellenistico-romana esse furono accostate figurativamente alle Sirene e si riteneva che dimorassero nei giardini delle Esperidi o comunque nell’Estremo Occidente, in direzione del mondo infero.